Spigolature dal mondo del rock |
Il 10 marzo 2015 ho assistito al teatro dell’Opera di Roma
a la “Tosca”, devo riconoscere che non capisco nulla di opera lirica e forte
era la mia preoccupazione per un eventuale appisolamento.
Invece ho assistito con interesse ai tre atti dell’opera (aiutato
anche dai soprattitoli ) dove teatro e musica si fondano in un solo
straordinario spettacolo.
I personaggi si esprimono con il canto e la musica. La
musica non accompagna le parole, ma è la parte fondamentale della
rappresentazione e da essa dipendono tutti gli altri elementi dell’opera
La “Tosca” è un’opera appassionante soprattutto per i
romani con le sue magnifiche scenografie che ricostruiscono luoghi di Roma
pregni di storia.
L’opera avvolge gli spettatori sin dall’inizio in un'atmosfera malinconicamente
sensuale, destandoli dal torpore di un dramma così
conosciuto eppure ogni volta straordinario.
Il 20/07/2014 al Festival Eutropia a Roma ho assistito al
concerto di Bombino (Goumar Almoctar)
Non ero totalmente convinto della sua World Music ascoltata
e vista su youtube, ma dal vivo è tutt’altra cosa, già dalle prime note il suo
sound ti entra nelle ossa.
La lingua è sconosciuta, ma il suono è caldo, sabbioso,
coinvolgente.
C’è dentro la malinconia del blues, l’elettricità del rock,
la solennità della musica devozionale e
tribale dell’Africa sahariana.
Il pubblico, inizialmente assiste al concerto in modo
composto, ma con il susseguirsi delle canzoni incomincia a ballare con movenze
non aggraziate, ma libere che ricordano gli spettacoli dei grossi eventi
musicali anni 60/70, dove ci si lasciava andare al ritmo della musica.
Bravo Bombino il “Jimi Hendrix del deserto”.
Il 16 giugno all’Auditorium Parco
della Musica ho assistito al concerto “Swing Symphony” di Wayne Marshall che
con l’ausilio dell’Orchestra e del Coro dell’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia e della PMJO Parco della Musica Jazz Orchestra ha diretto alcuni tra i
Sacred Concerts di Duke Ellington e la Swing Symphony di Wynton Marsalis.
Ospiti d’eccezione Fabrizio Bosso
alla tromba e Petra Magoni voce.
I Sacred Concert rappresentano il
punto culminante nell’iter artistico di Duke Ellington, in questo mirabile
lavoro sono comprese tutte le sue idee tecniche, pratiche e stilistiche
acquisite e presentano anche nuovi elementi quali l’uso del coro, del jazz
modale degli anni sessanta e settanta, dal canto recitativo in forma di reading
poetico con profonde influenze gospel.
La Swing Symphony, invece scritta
da Wynton Marsalis nel 2010, è una composizione in cui il ritmo trascinante
dello swing sposa una struttura classica eseguita da una orchestra sinfonica.
Marshall ha diretto in maniera
magistrale facendo unire tutti gli stili e linguaggi musicali dal Jazz, al
Gospel, al Classico, al Contemporaneo, allo sperimentale, all’improvvisazione
sfruttando al massimo tutte le potenzialità e le sonorità di un’Orchestra Sinfonica.
Ogni volta che ascolto un
concerto di una Grande Orchestra mi viene da pensare che questa non è altro che
un organismo complesso, una sorta di piccola società in cui ogni singolo
individuo è determinante per il buon funzionamento dell’intera comunità.
Il 13/02/2014 all’Auditorium
Parco della Musica ho assistito al concerto di Gino Paoli e Danilo Rea “ Napoli
con amore”.
I due reinterpretano i classici
napoletani con il loro stile fatto di voce e pianoforte, di complicità e improvvisazione
che collima perfettamente con lo spirito dei poeti napoletani che sono poeti
dell’intimo del sussurrato.
Il concerto fila via tra i
virtuosismi di Rea e la voce intimista non urlata di Paoli che ripropone anche
i suoi vecchi cavalli di battaglia.
Il cantautore appare in piena
forma e sembra avere 7 vite come la gatta di cui cantava, con i suoi quasi 80
anni rimane sempre un anarchico della musica italiana e fa ciò che più gli piace senza preoccuparsi del successo o
della critica.
Ci piacerebbe invecchiare come
lui.
Il 27/10/2013 è morto il grande
Lou Reed uno dei personaggi di punta e più influenti nella storia della musica
rock.
Qui riporto uno stralcio del
testo di Perfect Day: "Proprio una giornata perfetta. Bere sangria nel
parco e poi più tardi, quando fa buio, andiamo a casa. Proprio una giornata
perfetta, dare da mangiare agli animali allo zoo e poi più tardi anche un film,
e poi a casa. Oh, è una giornata così perfetta. Sono contento di averla passata
con te, una giornata così perfetta, mi dai la forza di andare avanti"
Il testo nel corso degli anni è
stato interpretato in vari modi, per me
Reed vuole solo dire che le cose semplici sono quelle che ti conquistano
e che bisogna apprezzare ciò che si ha.
Ecco invece cosa pensava del modo
di ascoltare musica oggi: “Alcune cose di oggi sono diverse, ma in peggio, come
il suono della musica registrata e compressa in file, il suono del vinile si è perso, era caldo e presente che con il digitale
non puoi avere.
E’ vero che on line c’è tutto, ma
che gusto c’è ad avere a disposizione tutta la musica del mondo se poi
l’ascolto è di merda?”
Ciao Lou
Il 22 luglio 2013 al centrale live foro italico ho assistito
al concerto di George Benson strepitoso settantenne dotato di uno stile sia
chitarristico che vocale inconfondibile, dove jazz classico e moderno, blues,
soul, funky, fusion, si fondono in un mix unico.
Il concerto inizia con dei brani di vena jazz soft funky
dove Benson si esalta con la sua chitarra ibanez e con la sua voce ancora
cristallina.
Quando con “give me the night” iniziano i brani easy
listening, pop, romantico-sentimentale, il pubblico tutto in piedi si scatena
in balli sfrenati, con qualche luce psichedelica in più e una mirror ball
appesa il centrale live si sarebbe potuto confondere con il Piper anni 70,
quando anche la disco music era suonata davvero.
Il concerto si conclude con molta gente riversata verso il
palco ad inneggiare il raffinato ed elegante Benson, spinta dalla nostalgia per
una musica spensierata che forse non esiste più.
Il 19 luglio
2013 presso la cavea dell'auditorium di Roma ho assistito al concerto di Crosby
Stills & Nash .I nostri cari vecchietti hanno più di 70 anni e a vederli
salire sul palco fa anche un po' tenerezza e pensi, ma ce la faranno?
Ma tutto svanisce e si trasforma dopo le prime note di carry on
(pezzo iniziale del concerto).
Mi lascio trasportare dalle note che escono dalle loro chitarre e
dalle loro voci, la mia mente viaggia e mi ritrovo in piena West Coast.
I ricordi si rincorrono: le estati in campeggio, la psichedelia,
il mito americano, De Niro, Jefferson Airplain, Janis Joplin, Woodstock, Jimi
Hendrix, gli Hippy, l'illusione che la musica e il Rock possano cambiare il
mondo.
Ritorno in me e vedo i tre leggendari rocker, supportati dal loro
ottimo gruppo, continuare a suonare come 35 anni fa e penso che nulla sia cambiato. Stills
continua a essere uno dei più grandi chitarristi, Crosby stupisce ancora per la
forza della sua voce, Nash prosegue a deliziare con la perfezione delle sue
armonie.
Il concerto finisce con un lungo e appassionato applauso del
pubblico che rende il giusto tributo a un trio che ha fatto grande il rock e
che a dispetto del lungo tempo passato dal loro esordio, nel lontano 1969, ha
ancora un vigore, una poetica musicale e un’energia inesauribile.
“ WE CAN CHANGE THE WORLD “
Se in passato acquistare un disco
era un modo per entrare in contatto con l’artista che l’aveva prodotto, oggi poiché
si vendono sempre meno dischi, l’unico modo per riconciliare il rapporto
pubblico-artista è quello di assistere a un concerto.
Mercoledì 10 luglio 2013 al
centrale live di Roma ho assistito al concerto di Pino Daniele e mi sono
riconciliato con il cinquantottenne cantante napoletano.
Dopo una fitta pioggia, Daniele
si è esibito con l’orchestra sinfonietta schiarendo il cielo di Roma.
Pino ha eseguito i suoi classici
melodici con classe e sobrietà ed ha proposto i suoi brani blues e jazz
dimostrando di essere l’artista italiano più esportabile e più vicino alla
cultura musicale internazionale.
In un periodo in cui molti
artisti tirano i remi in barca o fanno i conti con la crisi, Daniele continua a
sperimentare inglobando blues, jazz, melodismo mediterraneo, suoni etnici.
Ormai non mi sembra Natale senza
aver assistito a un concerto Gospel, così il 29/12/2012 all’Auditorium parco
della musica ho visto e ascoltato il concerto dei Victoy Singers guidati da
Bryant Jones, un talentuoso cantante, pianista, compositore e arrangiatore di
Chicago.
Impressionante è la loro grande
vitalità e potenza vocale, ascoltandoli non si può restare fermi sulla propria
poltrona, riescono a coinvolgere gli spettatori rendendoli complici dello
spettacolo.
Se è vero che dopo aver assistito
a un concerto ti senti un po’ cambiato, uscito dall’Auditorium mi sono sentito
più vitale e più in pace con la mia anima.
Il 21/03/2012 all’Auditorium della Conciliazione ho assistito al grandioso concerto “ Roger Daltreyperforms the Who’s Tommy and more” , malgrado i suoi 68 anni il celebre cantante degli Who (nostro eroe adolescenziale) ha proposto in due ore di concerto tutto l’album Tommy più gran parte dei brani più celebri degli Who, tranneWon’tGetFooledAgain(con nostro rammarico).
Il pubblico inizialmente, forse intimorito dalla location è rimasto tranquillamente seduto sulle proprie poltrone, ma nella seconda parte trascinato da Roger e il suo ottimo gruppo, si è riversato sotto il palco lasciandosi andare a forti emozioni sopite nel tempo.
Viva Roger viva gli Who, ovvero la più profonda, meravigliosa, unica incarnazione del Rock.
Il 19/07/2012 alla Cavea dell’Auditorium di Roma ho assistito alla sinfonia n. 9 corale di Beethoven eseguita dall’orchestra e coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Carlo Rizzari.
Piacevole serata in compagnia di uno dei compositori più noti e amati; mirabile è stata la coesione tra orchestra e direttore che ha eseguito la sinfonia con eleganza e sobrietà.
Beethoven per me rimane un compositore “ Rock “ essendo stato un rivoluzionario nel campo musicale, la nona ne’ è un esempio, composta quando ormai era completamente sordo, Beethoven ricorre alla voce del coro e dei solisti per lanciare il suo grande appello di pace e fratellanza universale.
Quando fu presentata a Vienna la Nona Sinfonia si recò a teatro, vestito da vero ” rocker “ , con un frac verde, non ne aveva di un colore più decente.
Una curiosità, i cd sono grandi così e contengono quella quantità di minuti di musica perché alla Philips nel 1982 quando si trattò di decidere pensarono, che ci dovesse stare dentro l’intera Nona Sinfonia.
Il titolo dell’album AtomHeartMother dei Pink Floyd venne fuori in modo casuale; Nick Mason leggendo il giornale fu colpito dalla notizia di una donna con pace-maker atomico in attesa di un bambino, AtomHeartMother titolava il trafiletto.
Keith Richards chitarrista dei RollingStones dichiara di aver ricevuto una strana proposta da parte di un’equipe di medici: “ vogliono che il mio corpo, una volta morto, vada a loro per poter studiare il mio sistema immunitario, è fuori dal comune “.
LE
PIU’ BELLE CANZONI SECONDO LA RIVISTA ROLLING STONE 1 Like a Rolling Stone - Bob Dylan 1965 3 Imagine - John Lennon 1971 38 Gimme Shelter - The Rolling Stones 1969 84 Every Breath You Take - The Police
1983 |
Nel disco WishYouWere Here, il nono album in studio dei
Pink Floyd pubblicato nel settembre 1975, la canzone Shine on YouCrazy Diamond
è un tributo a SydBarrett (1946-2006) che si presentò
negli Abbey Road Studios di Londra il 5 giugno 1975, proprio mentre la stavano
registrando. La band, all’inizio, non riuscì a riconoscere l’ex chitarrista,
poiché aveva guadagnato peso e cambiato aspetto.
Il grande
jazzista Michel Petrucciani soffriva di osteogenesi imperfetta, una rara
malattia genetica definita anche “sindrome delle ossa di cristallo”.
Paradossalmente, è stato il suo punto di partenza per sviluppare una tecnica
pianistica inimitabile e cominciare un’avventura artistica e umana intensa e,
purtroppo, anche sregolata. Uomo coraggioso, dispensava gioia e ottimismo,
amava vivere fino in fondo la sua vita che sapeva essere breve.
Petrucciani è
morto a 37 anni ma ha vissuto una vita piena, ha avuto due figli, delle mogli,
amici in tutto il mondo ed è riuscito a concentrarsi sulla sua unica passione,
il pianoforte, divenendo uno dei pianisti più quotati al mondo.
In una lettera
scrive : “Sono profondamente convinto che la vita sia breve e che siamo su
questa Terra per una ragione ben precisa : perciò la cosa più importante nella
vita […] è realizzarla e spingerci il più lontano possibile con la nostra
missione, che è anche il nostro dovere, senza perdere neanche un minuto o un
secondo”.
Carly Simon nel 1972 scrisse la canzone You're so vain ("Sei così vanitoso")inclusa nel terzo album della cantautrice statunitense, intitolato No Secrets.
La Simon, pensando ad un uomo con cui aveva avuto una relazione, scrive: "'You're so vain, youprobablythinkthissongisaboutyou", ovvero "Sei così vanitoso,probabilmente pensi che questa canzone sia su di te".
Non è mai tuttavia stato chiarito a chi fosse dedicata la canzone. Si sono fatte varie ipotesi: qualcuno ha pensato che il soggetto fosse Warren Beatty, altri che fosse Mick Jagger, altri che fosse Kris Kristofferson, altri ancora che si trattasse di Cat Stevens, altri che ancora che si trattasse di James Taylor ovvero tutte persone che avevano avuto una relazione con la Simon.
L’unica cosa certa è che Mick Jagger partecipò all’incisione del brano come corista, è lui che ripete nel finale le parole don’tyou